I SEGNI CHE PRECEDERANNO LA FINE DEL MONDO
PRIMA CONFERENZA LA FINE DEL MONDO
I SEGNI CHE LA PRECEDERANNO E LE CIRCOSTANZE CHE
L’ACCOMPAGNERANNO
Veniet
dies Domini sicut fur, in quo coeli magno impetu transient.
Il
giorno del Signore verrà come un ladro, e in quel giorno i cieli
passeranno con grande violenza. 2 Pt. 3,10
San
Paolo ci insegna che il mondo presente è un immenso laboratorio in
cui tutta la natura è in una grande agitazione e in travaglio fino
al giorno in cui, libera da tutti i legami e dalla corruzione,
sboccerà in un ordine raggiante e rinnovato. L’uomo stesso nel
corso della sua vita quaggiù, non è nulla più di un viaggiatore,
che attraversa il mare tempestoso e fluttuante del tempo, e la terra
in cui si trova è solo la barca destinata a guidarlo nella terra
della vita immortale e infinita. Anche le nazioni, come le persone,
un giorno saranno destinate a scomparire. La storia dell’umanità
non sarebbe altro che un dramma inspiegabile, una serie di fatti
confusi, senza senso, isolati se, prima o poi non avesse il suo tempo
definito e il climax. Nell’ordine naturale attuale ogni cosa con un
inizio è destinata ad una fine; una catena ininterrotta deve avere
un anello ad entrambe le estremità, non solo ad una. Il mondo
presente, proprio perché è stato creato, necessariamente tende
verso la sua conclusione e la sua fine. Come avrà luogo tale grande
trasformazione? Quali saranno le condizioni e la nuova forma della
nostra terra, dopo che è stata distrutta e completamente
trasfigurata dal fuoco, non sarà più bagnata dal sudore dell’uomo,
e avrà cessato di essere l’arena macchiata di sangue e tribolata
delle nostre lotte e delle nostre passioni? Noi parleremo brevemente
di questo. In questa prima conferenza il nostro intento sarà quello
di richiamare la testimonianza della Sacra Scrittura e, in
particolare, quella del Vangelo di oggi (sembra che questa
“conferenza” o “lettura”, proveniva in origine dall’ultima
domenica dopo la Pentecoste, quando il Vangelo era quello di Matteo
24, 15-35), che ci garantisce che dopo venti secoli l’ordine
visibile delle cose sulla terra lascerà il posto ad un nuovo ordine
permanente, e l’era di tempo mutevole sarà sostituita da un’era
di stabilità e di pace. Dato che affrontiamo questo argomento
difficile e delicato, uno dei più importanti che si possa trattare
nella predica Cristiana, da quando tocca le circostanze presenti e
future della nostra nazione e dei nostri destini, ci sembra giusto
indicare che dobbiamo chiarire ogni opinione pericolosa che non si
basa né sulle rivelazioni dubbie, né sulle profezie apocrife e di
non fare affermazioni contrarie ai Libri Sacri o consentite
dall’insegnamento autentico dei Padri e della Tradizione. In queste
conferenze, dobbiamo richiamare in serie:
primo,
quali sono i segni premonitori e ciò che indica la fine dei tempi;
secondo,
come sarà la persecuzione, nella sua natura e nei marchi, di questo
uomo iniquo, di cui parla l’apostolo Paolo, quale precursore della
seconda venuta di Gesù Cristo;
terzo,
quali saranno le circostanze della risurrezione e del giudizio;
infine,
quale sarà il luogo della vita immortale e lo stato del mondo dopo
la risurrezione.
Commentando
le Sacre Scritture e, in particolare, il capitolo XXIV di S. Matteo,
dobbiamo cercare di risolvere queste 3 domande fondamentali:
1-
la dottrina della fine dei tempi è indubitabile, razionale e in
armonia con gli studi della scienza attuale?
2-
Possiamo dedurre dalle parole di Cristo se la fine dei tempi è
vicina o lontana?
3 –
Come avverrà questo cataclisma finale, quest’enorme cambiamento?
Dinnanzi
a questi formidabili quesiti che rasentano la luce e la comprensione
dell’intelletto umano, la nostra voce esita e può soltanto
balbettare. Che la vostra benedizione, mio Signor Vescovo, possa
rafforzarla. Che lo Spirito di Dio illumini la nostra mente e ponga
sulle nostre labbra parole di verità, di forza, di saggezza e di
discrezione!
La
scienza materialistica e atea del nostro secolo, quello che viene
propagata sulle riviste, insegnata dai più insigni rostri, e a cui
credono le principali correnti dell’odierna opinione
anti-Cristiana, insiste sull’ordine e la perfezione dell’universo
derivate dal caso. Afferma che la materia è eterna… Negando la
creazione, non si può ammettere logicamente che il mondo può
finire. Secondo questa falsa scienza, questo universo esisterà per
sempre o, se migliora progressivamente, dipenderà soltanto dal
frutto del genio umano, dal crescente impulso dato all’arte e agli
sviluppi industriali, dalle combinazioni variabili e dal ruolo dei
fluidi e degli elementi che si decompongono e si ricostruiscono per
dar vita a nuove forme – in breve applicando e attivando le forze
innumerevoli e tutt’ora sconosciute che la natura nasconde nel suo
ventre; forze che da sé stesse sono in grado di crescere senza
limiti e indefinitivamente; e proprio come il verme nel perfezionare
sé stesso, trasformato in un quadrupede, dal quadrupede al bipede e
dal bipede all’uomo, nello stesso modo l’uomo, con l’aiuto
della scienza, otterrà un giorno l’apice della sua sovranità.
Conquisterà il tempo e lo spazio, si farà delle ali per volare
attorno alle stelle ed esplorare la meraviglie delle costellazioni.
Agli occhi della scienza atea, il paradiso e la vita eterna, come
sono concepite dai Cristiani, sono un mito e un’allegoria. Il
progresso è la fine ultima, la legge e il fondamento della vita
dell’uomo, il punto finale e lo scopo cui devono convergere tutti i
suoi pensieri e aspirazioni. Fa che l’uomo si ponga coraggiosamente
lungo i vincoli e l’oscurità della superstizione e del credo
antico oppressivo; fa che creda soltanto in sé stesso e, in un
futuro più o meno prossimo, sarà investito da una sovranità
illimitata e sfrenata sugli elementi e sulla creazione. La natura,
completamente sottomessa dal suo genio, si aprirà allora come il
vaso di Pandora su una nuova umanità, riversando l’interezza di
beni desiderabili; e se le generazioni attuali falliranno
nell’ottenere questo ideale di benedizione, esse possono trarre
conforto dalla prospettiva che sarà ottenuta da qualche discendente
in un prossimo futuro, e tanto più glorioso per questi per il fatto
che essi l’avranno acquisita indipendentemente e senza l’intervento
di Dio e sarà solamente il risultato della loro propria
perseveranza, dei propri sforzi e della propria ingenuità.
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